Referendum Costituzionale – Valigia Blu

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Riforma, obiettivi condivisibili, ma soluzioni pasticciate | Intervista a Paolo Caretti

Intervista a Paolo Caretti, professore emerito di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Firenze.

Quali sono i punti critici della riforma?

Il cuore della riforma è rappresentato dall’abbandono del bicameralismo perfetto e dalla modifica dei criteri riparto delle competenze tra Stato e Regioni. Sul primo punto, l’obiettivo che ci si propone è quello di dare voce alle esigenze delle autonomie regionali e locali nella sede nella quale si assumono decisioni ispirate ad interessi di carattere nazionale ma destinati a condizionare l’esercizio dei poteri dei governi locali (si pensi ad una legge statale sul governo del territorio e i suoi riflessi sulle competenze regionali in tema di programmazione territoriale o a quelle comunali in materia urbanistica).
È da molto tempo che si discute di questa ipotesi e la sua realizzazione sarebbe certamente un rilevante completamento della nostra forma di Stato regionale, in grado di contenere i conflitti centro-periferia attraverso una previa mediazione delle diverse esigenze in gioco. Le soluzioni che la riforma prevede al riguardo rendono questo obiettivo pressoché irraggiungibile. Si pensi alla composizione del nuovo Senato (sulle cui modalità regna ancora la più totale incertezza: si aspetta una legge dello Stato e tante leggi regionali quante sono le Regioni) che prevede che i futuri senatori (consiglieri regionali e sindaci) mantengano obbligatoriamente anche le cariche “di partenza” con tutti gli oneri che esse comportano.
In certi casi si tratterà di tre cariche diverse (si pensi ad un sindaco di Città metropolitana che contemporaneamente sia anche sindaco del Comune capoluogo e che diventi senatore). Riusciranno davvero a svolgere in modo soddisfacente questa somma di funzioni? Io credo di no soprattutto se guardiamo ai compiti del nuovo Senato che sono tutt’altro che marginali.

(…)

Come cambia il riparto delle competenze tra Stato e Regione?

Su questo secondo punto, cioè la ridefinizione dei criteri di riparto delle competenze tra Stato e Regione, l’obiettivo dichiarato era quello di razionalizzare il sistema attuale al fine di ridurre i conflitti tra legislatore nazionale e legislatore regionale. Ebbene, anche su questo piano le soluzioni proposte vanno in tutt’altra direzione. Si procede ad uno straordinario riaccentramento del potere legislativo, attribuendo ben 21 macrosettori alla competenza esclusiva dello Stato e riducendo la competenza regionale ad una legislazione su poche materie e di sostanziale attuazione di quella statale. Non solo, ma anche in queste poche materie lo Stato si riserva di intervenire quando lo richieda la tutela dell’interesse nazionale. Si sostiene che questo drastico ridimensionamento della competenza legislativa regionale sarebbe compensato dalla presenza di rappresentanti regionali in Senato, ma, come ho appena detto, in nessuna delle materie che interessano la competenza regionale il Senato ha una vera possibilità di condizionare le decisioni della Camera dei Deputati. In questo modo si finisce per snaturare il ruolo dell’ente Regione che da sempre è stato ente di programmazione e legislazione, mentre si aumentano anziché ridurre i casi di possibili conflitti con lo Stato: si pensi all’intreccio che permane tra competenze statali e regionali in materia di sanità, di turismo, di attività culturali, di governo del territorio e così via.”

L’intervista completa sul sito di Eco Internazionale


Segnalato da:
Giuseppe Di Martino

Categories:   Segnalazioni

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