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I giudici costituzionali eletti dal Senato non saranno avvocati delle Regioni | Salvatore Curreri

Intervista a Salvatore Curreri, docente di Diritto Costituzionale all’università di Enna. Tra i diversi temi toccati, Curreri si concentra sulla nuova modalità di elezione dei membri della Corte Costituzionale, eletti separatamente da Camera (tre) e Senato (due). Secondo Curreri, i giudici costituzionali espressione del Senato non saranno “avvocati delle Regioni”.

Dei cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare tre saranno eletti dai 630 deputati della Camera e due dai cento senatori. Non c’è una sproporzione professor Salvatore Curreri?

“Se seguiamo un criterio meramente numerico, certo. Ma tale scelta è stata fortemente voluta dall’attuale Senato in base a due prevalenti esigenze: fare in modo che, come in Germania, Austria e Spagna, la composizione della Corte sia mista, con giudici eletti sia dalla Camera politica che di rappresentanza territoriale; garantire le minoranze, visto che nel nuovo Senato, composto in modo proporzionale, occorrerà un largo accordo per raggiungere (a scrutinio segreto) le maggioranze richieste, rimaste invariate”.

I due giudici scelti dal Senato non rischiano di introdurre una logica di parte nella Corte, in quanto rappresentanti di enti territoriali?

“Magari qualcuno l’ha pensato. Un conto, però, è eleggere giuristi sensibili, per formazione e studi, alle tematiche regionali. Altro è ritenere che siano sempre e comunque “avvocati difensori” delle Regioni. Chi conosce come lavora la Corte, sa che prevale lo spirito di collegialità della decisione, cui i giudici concorrono indipendentemente da chi l’abbia nominati”.”

L’intervista completa su Repubblica.

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