Referendum Costituzionale – Valigia Blu

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“Riforma con molte lacune e norme ambigue” | intervista a Ugo De Siervo

Intervista al presidente emerito della Consulta, Ugo De Siervo, nel corso del programma di La7 “Di Martedì”.

Nel corso dell’intervista De Siervo ha toccato alcuni punti del dibattito che è nato intorno alla riforma costituzionale: il bicameralismo perfetto, il nuovo ruolo del Senato, i costi della politica, il pericolo per la democrazia qualora il referendum passasse. Per De Siervo, la riforma che ci apprestiamo a votare “ha molte lacune e norme ambigue”. In particolare il Senato “è stato molto depotenziato e riempito di un potpourri di funzioni”, alcune in contraddizione tra di loro. Perché – si chiede De Siervo – al Senato sono state date funzioni di controllo dell’operato del governo se non è più chiamato a votarne la fiducia? E perché, se è composto da rappresentanti delle Regioni, non ha più potere rispetto alle “articolazioni periferiche dello Stato, dove si parla autonomie regionali e locali”?

Molti dicono: se non passa questa riforma costituzionale, mettiamo una pietra tombale sulle riforme. Questa è l’ultima occasione per voler cambiare, per voler essere più moderni…

Dal 1948 a oggi, la Costituzione è stata cambiata 15 volte, le leggi di contorno sono state cambiate 20 volte. Nel 2001 c’è stata una riforma che ha cambiato 19 articoli, nel 2005 c’era una riforma che voleva cambiare 50 articoli e per fortuna è stata respinta da un referendum popolare. Questa riforma vuole a sua volta cambiarne 40, nel 2012 si è rifatto le norme costituzionali sul bilancio. Non è vero! La nostra Costituzione è sottoposta a molti riesami critici, ma non è che se si boccia una volta, non si cambia più.

Punto di forza di solito esposto è: se ne va il Senato, finisce il bicameralismo perfetto…

No. Il Senato non è stato abolito, è stato depotenziato, è stato ridotto a fare meno cose. Una grossa in meno: non dà più la fiducia al governo. Il che è un vantaggio per i governi. Ma poi, però, per tenere in piedi quest’organo, gli hanno dato tanti altri pezzi di funzione. (…) Un organo, per avere legittimazione, deve avere una rappresentatività, da un parte, e delle funzioni, dall’altra. Ecco qui, le funzioni erano debolucce: la revisione della Costituzione, che è una cosa importantissima, e poi gli hanno aggiunto un po’ di competenze legislative piene, 16 materie. Ma, nella riforma, queste materie sono un potpourri, prese un po’ da una parte, un po’ dall’altra. Soprattutto, non toccano il punto decisivo: il Senato dovrebbe avere più potere laddove si discute di articolazione periferica dello Stato, dove si parla di autonomie regionali e locali. E invece quelle competenze non gli sono state date. Tutto ciò che il Parlamento dovrà decidere sulle Regioni, viene deciso dalla Camera dei Deputati, con solo un parere del Senato.

E il Senato su cosa potrà decidere?

Il Senato potrà decidere sui trattati con l’Unione europea, sulla legislazione fondamentale sugli enti locali, su Roma Capitale, cioè su cose marginali, relativamente meno importanti, soprattutto poco significative se il Senato dovesse davvero garantire le Regioni, che sono state al contempo molto depotenziate. (…) Gli hanno dato fantastiche funzioni di controllo, il che poi è strano perché un Senato che non dà più la fiducia al governo e però ne controlla l’operato. E qui c’è un po’ una contraddizione.

Il fronte del No dice che è in pericolo la democrazia: avremo un onnipotente premier che fa quello che vuole, con una Camera che gli risponde, nomina il presidente della Repubblica, nomina la Corte Costituzionale, fa quello che vuole. La riforma o è fatta male o è un piano strategico per distruggere la democrazia?

Io non sono catastrofista su questo piano, però, certo, il governo – con la legge elettorale nuova, con la fiducia che il Senato non può più dare, con alcune leggi, nuove, che può fare, c’è una corsia preferenziale, leggi che devono essere votate entro 70 giorni – assume un forte ruolo istituzionale. Il punto più debole di tutto, in generale, è un altro: che questa riforma è fatta da poco più della maggioranza assoluta e poi dicendo: “E poi andiamo al popolo per avere il consenso”. Questo meccanismo è molto pericoloso. Quelle 35 riforme di leggi costituzionali o della Costituzione che sono state fatte, sono sempre passate, salvo che in 4 casi, con la maggioranza dei due terzi, che è la prima forte scelta che fa l’articolo 138 della Costituzione, perché la nostra Costituzione fissa le regole del gioco per tutti, per chi è maggioranza e per chi è opposizione, per chi è maggioranza adesso e per chi sarà maggioranza. Se noi riduciamo la Costituzione, c’è una cosa che viene decisa dalla maggioranza politica e poi si va al popolo, noi distruggiamo il concetto di Costituzione. I costituenti più saggi, all’epoca della Costituente, parlavano di casa comune. La Costituzione deve essere la casa comune in cui tutti si riconoscono.

Qui l’intervista completa sul sito de La7

Categories:   Segnalazioni

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