L’enigma del nuovo Senato | Antonio Polito
Antonio Polito sul Corriere della Sera s’interroga su composizione e rappresentatività del nuovo Senato. A oggi, scrive il giornalista, è tutto un enigma. Come saranno eletti i Senatori? Come sarà garantita la conformità delle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri? Come sarà garantita la composizione dei Consigli Regionali nelle 10 regioni che potranno eleggere solo 2 senatori? I Senatori rappresenteranno i partiti o le istituzioni che li hanno eletti?
“Tra meno di due mesi dovremo votare sul nuovo Senato, ma ancora non sappiamo come saranno scelti i nuovi senatori. In realtà non sappiamo ancora con certezza nemmeno come saranno eletti i futuri deputati, visto che tutti assicurano che l’Italicum sarà cambiato, o da una sentenza della Consulta o da una nuova legge del Parlamento, o da entrambe. Ma per Montecitorio almeno una legge c’è. Invece non c’è una legge elettorale per il nuovo Senato. (…)
Il testo della nuova Costituzione non scioglie infatti l’enigma. In un comma dice con chiarezza che sono i consigli regionali a eleggere i 95 senatori (altri 5 possono essere nominati dal Capo dello Stato). Ma in un altro comma si è aggiunto in extremis, al termine di una lunga trattativa con la minoranza pd, una frase secondo la quale i consigli regionali dovranno sì eleggere i senatori tra i loro membri, ma «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri». Che vuol dire? In che modo gli elettori potranno esprimere la loro preferenza? E alla fine decide sempre il consiglio regionale?
(…)
La vittoria del Sì non chiuderebbe i giochi. Innanzitutto come abbiamo visto ci vuole una legge elettorale nazionale, e ci vuole entro la fine della legislatura. Ma poi, una volta varata, bisognerà che si adeguino ad essa le venti leggi elettorali regionali. E nemmeno tutto questo lavoro risolverà ogni dubbio che resta sui nuovi senatori. Per esempio: la riforma dice che saranno eletti «con metodo proporzionale». Ma in dieci Regioni (o Province autonome) saranno soltanto due: come si fa ad applicare il metodo proporzionale in questi casi? O si sovrastima la maggioranza (due a zero), o si sovrastima l’opposizione (uno a uno) o viene escluso il terzo incomodo (che ormai c’è in molte Regioni, causa tripolarismo).
Questi senatori sono «rappresentativi delle istituzioni territoriali», come dice la riforma, o dei partiti che li hanno eletti «con metodo proporzionale»? I senatori della Campania voteranno cioè insieme, o ognuno con il suo partito? Nel secondo caso il sistema proporzionale rischia di non dar vita a una maggioranza, aprendo un serio problema in tutte le non poche materie nelle quali il Senato continuerà a fare le leggi insieme alla Camera. Resta infine la questione dei soldi. Che ha assunto rilievo costituzionale perché la riforma stabilisce che i nuovi senatori non riceveranno un’indennità. Dovranno però viaggiare, soggiornare a Roma, prendere pasti, nei giorni in cui lasceranno il loro lavoro di consigliere regionale o sindaco per dedicarsi a quello di senatore. Chi pagherà le note spese?”
L’articolo completo sul sito del Corriere della Sera
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