Referendum Costituzionale – Valigia Blu

Menu

Sull’elezione del Capo dello Stato, i conti di Settis non tornano | Luciano Capone

Il giornalista del Foglio Luciano Capone risponde alle osservazioni di Salvatore Settis e Gustavo Zagrebelsky sulle modifiche introdotte dalla riforma costituzionale sull’elezione del Presidente della Repubblica.

“La fola più ripetuta in questa lunga campagna referendaria è che se passa la riforma renziana il Presidente della Repubblica potrà essere eletto anche da “sole 6 persone”. Chi è convinto di questa eventualità è Salvatore Settis, “un archeologo con due lauree ad honorem in diritto costituzionale” (come ci tiene a ricordare il suo amico Tomaso Montanari, anch’egli impegnato per dire No). Settis, parlando dei cambiamenti apportati all’art. 83, sostiene che mentre oggi il Capo dello Stato viene eletto con una maggioranza di due terzi dell’assemblea nei primi tre scrutini e con la maggioranza assoluta dal quarto in poi, con la riforma renziana non sarà più così: “Se la riforma sarà approvata nel referendum – scriveva su Repubblica – nei primi tre scrutini resta valida la maggioranza di due terzi dell’assemblea, dal quarto in poi si passa ai tre quinti dell’assemblea; ma la vera novità della riforma scatta a partire dal settimo scrutinio: da questo momento in poi basterà la maggioranza assoluta non più dell’assemblea, bensì dei votanti”. Il quorum è più alto, ma c’è un trucco autoritario. “In altri termini, se al settimo scrutinio dovessero votare solo 20 fra deputati e senatori, a eleggere il Presidente basteranno 11 voti”. (…) È mai possibile questa cosa?”.

No che non è possibile. Perché la Costituzione, che Settis dovrebbe conoscere a menadito, dice all’art. 64 – non toccato dalla riforma – che: “Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti”. Quindi per rendere valida la votazione dovranno essere presenti almeno la metà più uno dei 732 grandi elettori (630 deputati, 100 senatori e 2 presidenti emeriti), ovvero 367. Così nei primi tre scrutini il quorum sarà di 488 (due terzi dell’assemblea), 440 fino al sesto scrutinio (i tre quinti dell’assemblea) e poi i tre quinti dei votanti purché non siano meno del numero legale (367).

Insomma, Settis dice una sciocchezza”.

L’articolo completo sul sito del Foglio

Categories:   Segnalazioni

Comments

Sorry, comments are closed for this item.