La Costituzione spezzata | intervista ad Andrea Pertici
Il progetto “Renzi-Boschi” modifica due parti importanti della Costituzione, due pilastri: la parte che riguarda il parlamento (la sua composizione ed elezione, il maggior peso del governo nell’attività legislativa, le competenze differenziate tra Camera e Senato); e la parte che riguarda il rapporto Stato-Regioni. Anche in questo caso c’è in gioco un pezzo del potere legislativo, con un riaccentramento delle competenze in capo allo Stato. Nel progetto Renzi-Boschi ci sono poi altre modifiche che riguardano la partecipazione dei cittadini alla formazione delle leggi: l’aumento a 150 mila firme per le leggi di iniziativa popolare, l’introduzione del referendum propositivo e la modifica parziale del referendum abrogativo.
«Si tratta di un’ampia revisione costituzionale. La Costituzione, da un certo punto di vista, viene spezzata. La prima parte, che incide più direttamente sui cittadini, i loro diritti e doveri, e sui principi a cui deve ispirarsi il legislatore, è collegata a una seconda parte con una sua coerenza. È una coerenza che in qualche misura viene intaccata. La nostra Costituzione del 1948 è un testo compromissorio, in senso alto. Tiene insieme le culture politiche e gli ideali che erano presenti all’Assemblea Costituente: la cultura liberale, socialista e cristiano-democratica. La seconda parte modificata, invece, diviene una Costituzione di maggioranza, voluta da una parte politica, quella che sostiene l’attuale governo. Si dice inoltre che la nostra Costituzione è vecchia. In realtà non è vero. Pensiamo alla Costituzione degli Stati Uniti d’America che è del Settecento e che viene cambiata raramente e con molta parsimonia. Quindi spezzare in due la nostra Costituzione mi sembra un limite, perché significa ritenere che la Costituzione non è un disegno complessivo, ma un insieme di articoli giustapposti».
Qui l’audio della prima parte dell’intervista.
«Non c’è dubbio che il progetto contenga un rafforzamento del governo. È un elemento di continuità rispetto a precedenti proposte di revisione costituzionale. Da questo punto di vista il testo non presenta alcuna novità. Mentre nelle altre ipotesi di revisione si incideva direttamente sul governo, qui le modifiche dirette alla parte sul governo sono poche. Nel testo di modifica attuale, però, il rafforzamento dell’esecutivo si realizza mediante l’indebolimento del Parlamento. (…) L’indebolimento del Parlamento si accompagna poi in questo progetto all’indebolimento del corpo elettorale. Gli elettori, infatti, non scelgono più due camere, ma una sola. Inoltre, gli elettori non vedono migliorata la loro posizione in relazione agli istituti di democrazia diretta. Nel testo “Renzi-Boschi” non si prevede che le proposte di iniziativa legislativa popolare debbano essere “necessariamente” affrontate dal Parlamento. Per il referendum abrogativo cambia davvero poco: sarebbe stata positiva la notizia di un abbassamento del quorum senza che fosse quasi vanificata dal previsto innalzamento del numero delle firme (da 500 mila a 800 mila). Infine, particolarmente deludente è la norma che “finge” di introdurre i referendum propositivi perché tutto viene rinviato ad una legge costituzionale».
Qui l’audio della seconda parte dell’intervista su Radio Popolare.
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