Referendum Costituzionale – Valigia Blu

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Se Dossetti e Togliatti diventano testimonial | Pierluigi Battista

È diventata una mania. Si polemizza sui partigiani, veri, falsi, sedicenti e autentici per dare una parvenza di profondità secolare alle discussioni sul referendum costituzionale del prossimo ottobre (ottobre: ancora cinque mesi circa). I nipoti dei partigiani veri, che oramai hanno occupato al 96 per cento l’Anpi pur non avendo combattuto sulle montagne contro i fascisti, scomunicano la riforma costituzionale come un attacco alle fondamenta repubblicane e antifasciste. Ma Matteo Renzi e i renziani corrono ai ripari. Esaurita la smania nuovista e postmoderna sentono come il mordere dell’«horror vacui», la percezione di chi rischia di apparire senza radici, nato dal nulla, senza esperienza, senza aver respirato la nostra storia. E allora parte la corsa alla riappropriazione un po’ goffa del passato. Si tolgono dall’armadio i ritratti impolverati dei grandi dirigenti comunisti del passato per affermare che senza dubbio avrebbero votato a favore della riforma di Renzi. Enrico Berlinguer avrebbe votato sì, ma la figlia Bianca se ne è risentita. Pietro Ingrao avrebbe votato sì, ma la figlia Celeste dice che non è vero, a differenza della sorella Renata che invece sostiene che potrebbe essere vero. Si scomoda anche il ricordo di Umberto Terracini, grande costituente e grande eretico, di cui si riesumano le frasi che potrebbero alludere a un profetico sì. Anche Nilde Iotti viene arruolata nel fronte favorevole. E Palmiro Togliatti? Non manca Palmiro Togliatti e infatti Beppe Vacca, sostenitore appassionato del sì nonché studioso insigne del verbo gramsciano e togliattiano, non si esime dal menzionare il togliattiano Memoriale di Yalta come antefatto culturale e storiografico della riforma costituzionale di stampo renziano.

Del resto, il fronte del no non se ne sta certo ad attendere passivamente la bordata di citazioni dello schieramento avversario e cita, ma questa non è una novità tra chi sente la Costituzione come un dogma religioso da difendere con intransigenza, Giuseppe Dossetti, il cui spirito è tutt’uno con l’afflato della Costituzione. Del resto, quelli del sì non resistono alla tentazione di citare Piero Calamandrei come artefice della nostra Costituzione e tuttavia ben predisposto alla sua revisione nella parte istituzionale. Mancano ancora cinque mesi e i citazionisti stanno scartabellando libri e giornali per trovare la frase giusta di quaranta, cinquanta anni fa da sventolare sotto il naso degli avversari.

Da Il Corriere della Sera

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